
Questo articolo è frutto di considerazioni e valutazioni personali dettate da esperienze in solitaria e di soccorso vissute in prima persona. Sicuramente ci saranno tante persone che la vedono in modo diverso. Ognuno deve essere libero di fare le proprie scelte, ma senza dimenticare o sapere quali possono essere le conseguenze. Partiamo inanzitutto da cosa ci spinge ad andare da soli in montagna?
Sono tanti i motivi : Si va per stare soli naturalmente, dettati da una condizione psicologica personale o per abitudine. Per avere performance migliori o anche per non essere responsabili o di peso ad altre persone. La solitudine in montagna e una condizione mentale prima di tutto, dobbiamo imparare a conoscere il nostro corpo e conoscere o almeno prevedere le reazioni difronte ad eventi di stress. Lo stress può essere causato da un’affaticamento imprevisto, dalla perdita del sentiero, da malore o da trauma. Se decidiamo di andare da soli in montagna dobbiamo già sapere che saremo soli anche in caso di bisogno, quindi una giusta valutazione va fatta alla partenza: Cose da fare o non fare ! Dopo aver fatto questa valutazione bisogna comunicare più o meno le intenzioni, che spesso però vengono anche cambiate in corso d’opera o magari da scelte dettate da una reazione non prevista in seguito ad uno o più imprevisti. Se si decide di intraprendere un trekking un giro in bici o salire su una montagna da soli dobbiamo innanzitutto crearci dei “backup” se qualcosa non dovesse andare come previsto. Fermo restando la possibilità di rinunciare in qualsiasi momento.Oggi la tecnologia permette di avere una quantità di soluzioni che potremo analizzare di seguito. Partiamo dalle cose più semplici da fare in caso si e semplicemente perso il sentiero. La prima cosa da fare è tornare sui propri passi, generalmente e sempre possibile. Se non si riesce a trovare il sentiero di ritorno oppure sarebbe troppo complicato tornare indietro bisogna allertare il soccorso prima di inoltrarsi in situazioni pericolose. Se avete campo mandate semplicemente la posizione su WhatsApp ad un numero amico. Quando allertate i soccorsi a meno che non parliate direttamente con un tecnico del Soccorso alpino che sicuramente conosce l’ambiente descrivere quello che si vede a volte può non essere sufficiente, quindi se la centrale non lo chiede insistete nel mandare la posizione su WhatsApp da subito perché il telefono potrebbe da un momento all’altro non essere più operativo. Dopo aver inviato la posizione non bisogna per alcun motivo più muoversi. Quando siamo soli in montagna dobbiamo sempre tenere dei margini in tutto quello che facciamo, non ci spingiamo in posti in cui occorre arrampicare o disarrampicate senza protezione anche solo per pochi metri la caduta potrebbe essere fatale, se siamo in mountain bike ricordiamoci di avere il giusto margine di sicurezza anche in discesa senza dimenticare che una caduta in Mtb può essere molto traumatica e se vi trovate in posti molto inaccessibili ai mezzi di soccorso sia terrestri che aerei i tempi di eventuali recuperi si possono allungare. Negli ultimi anni colpa anche dei social la gente si avventura in montagna o su certi itinerari di mountain bike senza la dovuta preparazione pur di riuscire a pubblicare delle foto o un racconto che possa raccogliere attraverso like e commenti il benestare del proprio pubblico. Sentirsi dire sui social sei grande sei bravissimo e ricevere tanti like fa piacere a tutti. A volte dalle immagini e descrizioni alcuni itinerari sembrano alla portata di tutti, ma spesso vengono sottovalutate le insidie che vanno sempre valutate in maniera soggettiva . Vediamo spesso immagini di gente in scarpe da ginnastica sui ghiacciai slegati, vediamo gente avventurarsi in gole e torrenti senza la minima esperienza e valutazione dei rischi, vediamo gente in Mtb magari anche senza casco vantarsi di discese molto tecniche. Questi atteggiamenti sono la causa principale di tanti incidenti e in più creano la convinzione che se uno lo ha fatto possiamo farlo tutti. Naturalmente nessuno può impedire ad un libero cittadino di intraprendere un viaggio un trekking da solo ma chiunque deve sapere che se sta facendo delle cazzate che lo porteranno a mettersi nei guai non può poi prendersela con nessuno. Alla base della maggior parte degli incidenti ci sono: Errore umano, imprudenza, scarsa preparazione e forse anche un pizzico presunzione, solo dopo vengono le fatalità e le cause non prevedibili. Nelle mie avventure e giornate in solitudine spesso mi sono trovato in situazioni particolari à volte anche di pericolo, in questi casi bisogna mantenere la giusta lucidità e non farsi prendere dal panico. Ricordo un episodio in Alaska durante l’iditasport del 2019 in cui mi rendo conto di aver rischiato tanto. Semplicemente per rimediare ad un errore di percorso ho deciso di attraversare il fiume in cui stavo gareggiando fuori da un percorso tracciato.





Ricordo in Lapponia alla Rovaniemi300, per un mio errore dovuto alla stanchezza sverso tutto il combustibile necessario per sciogliere la neve e quindi avere acqua da bere e cucinare . Gli ultimi 100km e le successive 32 ore ho dovuto soffrire fame e sete mettendo a rischio non solo l’ esito della competizione ma anche la mia lucidità mentale . In Alaska nel febbraio 2022 di notte , a causa della rottura del ghiaccio sono finito con i piedi e le braccia nel fiume con una temperatura di – 15. In quel caso è stato fondamentale mantenere la calma, ho deciso di non riattraversare più il fiume nonostante mi trovassi a pochi km dal checkpoint e accendermi un fuoco per scaldarmi ed asciugamani, evitando così problematiche serie di congelamento. In quel caso è stato fondamentale la prevenzione mettendo nel bagaglio l’ occorrente per accendere un fuoco e tagliare legna .
Questi sono solo alcuni degli episodi che possono accadere quando si cerca l’ avventura.


Analizziamo ora quello dovrebbe essere indispensabile per intraprendere un’escursione in solitaria o un viaggio più o meno impegnativo